Un fischio, un tocco.

Il racconto di un episodio che ho vissuto qui a Berkeley, dove vivo.

Ieri pomeriggio ero in attesa di ritirare la macchina dal gommista quando si sentono delle grida di una donna. Usciamo io e l’omone che mi stava sbrigando la pratica. Dall’altro lato della strada una giovane donna e un giovane uomo. Ai piedi di lei un grande sacchetto blu Ikea da cui spuntano vestiti borse e una borraccia. Lei alza la voce lui di più. Poi sembra che si mettano quieti. Il mio omone rientra, il lavoro lo chiama. Io resto di guardia. Lui torna ad alzare la voce, io non devo neanche pensarci, attraverso la strada e sono già verso di loro e mentre faccio l’ultimo passo per salire sul marciapiede da dietro un grande albero arriva un uomo, la copia maldestra di Bruce Springsteen: jeans, maglietta consumata da cui sbucano delle braccia ancora muscolose e il viso segnato dal tempo.

Tiro un sospiro di sollievo. Non sono la sola a voler intervenire e non sono da sola a fronteggiare un uomo in collera. Il mio cuore continua a scandire il tempo velocemente.

E poi, cosa succede?

Va al punto con un fischio, il finto Bruce. Esatto fischia e chiede cosa sta succedendo. Possono bastare un fischio uno sguardo e tre parole per rimettere al suo posto un uomo che urla contro una donna? Così è stato ieri davanti ai miei occhi.

Si scusa, ho esagerato, ammette e si allontana. A quel punto è il mio momento. Mi avvicino a lei, si chiama Emily scoprirò poco dopo. Possono due donne che non si conoscono abbracciarsi come sorelle? A quante pare si, anche questo è possibile e meno male.

Parliamo un po’. Mi assicuro che abbia un posto dove andare, delle persone su cui fare affidamento. Mi racconta un po’ la sua storia. Mi dice che domani prende l’aereo per andare dalla sua famiglia. Ho un unico consiglio da darle. Parla, Emily cara. Parla con le tue amiche con una zia con tua sorella, con tua mamma, con la tua vecchia insegnante di scuola. Parla, racconta della situazione in cui sei. Ascolta tutti i loro consigli e poi torna dentro di te e decidi dove vuoi che il prossimo passo ti porti. Non avere paura. Non avere paura di nessuno. Non avere paura di splendere. E ricordati che nessuna si salva da sola.

La accompagno alla macchina, carichiamo il borsone. Come ti chiami? E tu? Grazie. Ma di cosa? Mi raccomando sii forte.

Emily spero di incontrarti un giorno per strada. Mi basterà uno sguardo per sapere come stai. Grazie per avermi permesso di avvicinarmi a te. Ti penso Emily